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Al mattino presto lasciamo l'Amazonia Lodge per trasferirci al Campamento Aguaje, discendendo a lungo in barca prima il Madre de Dios fino a Boca Manu e poi risalendo il Rio Manu fino al Campamento Aguaje (si chiama anche Manu tented camp o Albergue Machiguenga).

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Nelle prime ore del giorno la foresta è avvolta dalla nebbia

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Per fortuna il capo barca non è il vecchietto di ieri (o il vice, non ho mai capito. C'è uno che guida, che ora è Sabino, e uno, quello della foto, che fa tutto il resto, ma ha l'aria del capo).

Questo si chiama Lucio, è piccoletto, nerboruto e con la faccia feroce, in realtà è simpatico, gentile e spiritoso.

Qualcuno lo chiama Lucio e qualcuno lo chiama Cirilo

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La strada prosegue qualche chilometro oltre Atalaya, ma dicono che sia molto dissestata. Credo che finisca in questo villaggio.

Diamo un passaggio in barca a una ragazza scozzese che lavora a un progetto sulla biodiversità e la portiamo fino al suo campo sul Madre de Dios. In cambio riceviamo della margarina e dell'acqua potabile.

Pare che qui funzioni il principio:

"io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me".

Con il caldo che fa, dopo tutta una giornata al sole, la margarina arriverà in uno stato deplorevole.

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Il fiume è grandissimo e impetuoso, trascina grandi tronchi

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e alberi sradicati

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Il fiume crea nuove isole su cui presto cresce una vegetazione lussureggiante

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alcune isole resistono a lungo e saranno coperte da foresta, altre vengono spazzate dalla prima piena del fiume

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queste lunghe canoe con il fuoribordo sono l'unico mezzo di trasporto

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per i tragitti più brevi si va a pagaia

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la foresta che si affaccia sul fiume è grandiosa

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Qui le acque del Rio Manu, fangose per le abbondanti piogge che sono cadute sui monti, si uniscono alle acque più chiare del Madre de Dios

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Siamo a Boca Manu, la confluenza tra i due fiumi.

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Boca Manu è nel municipio di Fitzcarrald.

Per noi Fitzcarraldo è il personaggio di un film. In realtà è stato uno degli esploratori più importanti di questa zona. Ricchissimo cauchero (re del caucciù) nel 1893 partì dalla sua base sul Rio Urubamba, affluente dell'Ucayali che scende fino a Iquitos, per cercare un collegamento con il bacino del Madre de Dios, allora irraggiungibile e potenziale ricchissima fonte di caucciù. Risalendo il Rio Camisea, sub-affluente dell'Ucayali, raggiunse un istmo, oggi chiamato "Istmo di Fitzcarraldo" che in circa 10 chilometri lo portò a raggiungere il Rio Manu. Discese per un tratto lungo il Manu per poi risalire un altro affluente, il Caspajali fino a un altro istmo che in breve lo portò al Rio Mishagua e quindi all'Ucayali.

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Trovato il collegamento tra i due fiumi Fitzcarraldo fece aprire dai suoi indios un passaggio nella foresta nell'istmo, attraverso il quale fece trasportare una imbarcazione a vapore per mezzo della quale raggiunse il Madre de Dios. In successive spedizioni ebbe duri scontri con le tribù locali, massacrò i poveri indigeni, e completò la discesa del fiume fino al Rio delle Amazzoni per poi risalirlo fino a Iquitos completando il giro.

Fitzcarraldo annegò nel Rio Urubamba.

Nel retrobottega del locale "supermercato" un bel mestolo per mescolare la zuppa. Anche da noi in campagna ne fanno di simili

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La morte di Fitzcarraldo bloccò i suoi piani di sfruttamento del Manu. Intanto la febbre del caucciù amazzonico si esauriva e, intorno al 1920, abbandonata anche l'unica missione a causa dei continui attacchi dei nativi, tutta l'area venne abbandonata dai bianchi per almeno 40 anni.

Negli anni '60 una nuova minaccia venne dai tagliaboschi, ma fortunatamente un naturalista e tassidermista peruviano-polacco, Celestino Kalinowsi, che da anni esplorava la regione per catturare animali, sensibilizzò il governo peruviano fino a ottenere nel 1968 la creazione di una riserva che nel 1973 divenne parco nazionale.

Questa è la barca con cui viaggeremo per molte ore risalendo le acque fangose del Rio Manu

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Il nostro progetto di viaggio a Manu prevedeva un soggiorno al campo Otorongo e visita alla laguna omonima (otrongo è il giaguaro). Abbiamo dovuto modificare il giro poichè un gruppo di nativi "non contattati", cioè ruspanti, era entrato nell'area e il governo evita contatti che potrebbero essere dannosi per gli indigeni o pericolosi per i turisti.

Pare che questo gruppo si fosse intrufolato in un lodge temporaneamente disabitato e avesse prelevato (non rubato, loro non hanno il concetto di proprietà privata) qualche oggetto.

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Stiamo per imboccare il Rio Manu

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Nella foresta appaiono alberi enormi

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un camungo in volo

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credo che sia un gaviotin de pico grande (Phaetusa simplex)

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due camungo (Anhima cornuta) zampettano sulla spiaggia. I camungo sono parenti delle papere, ma non si sono ancora inventati il becco e le zampe da papera e quindi sembrano polli

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quella specie di corno sulla testa però li rende più distinti dei nostri pollastri

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farfalline colorate si accalcano sulla terra umida per succhiare sali.

Chi si ricorda Mauricio Babilonia, personaggio di Cent'anni di solitudine, sempre accompagnato da un volo di farfalle?

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un albero galleggiante affollato di uccelletti. Questi sono Chordeiles rupestris (uno strano caprimulgo gregario che si trova spesso sui tronchi lungo i fiumi). Si nutre degli insetti che volano sull'acqua.

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Questo uccello col becco asimmetrico vola radente sull'acqua, la mandibola immersa e così pesca. Il becco è molto appiattito lateralmente per fare poca resistenza nell'acqua e la parte inferiore è più lunga di quello superiore.

Deve essere molto bravo a non ingoiare grandi boccate d'acqua.

Quell'uccelleto che si intravede dietro è una pavocella della Caienna (Vanellus cayanus).

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Darwin fa interessanti discorsi su questo uccello. Consiglio molto la lettura del diario del viaggio con il Beagle a chi si mette in viaggio per il Sud America.

Il nome è Rayador, Black Skimmer in inglese (Rynchops niger).

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Queste sono delle oche, Orinoco goose (Neochen jubata)

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vanno sempre in coppie

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Arriviamo al Campamento Aguaje (Si chiama anche Manu Tented Camp, ma ora le tende sono sostituite da bungalow.

Siamo gli unici ospiti. Lo staff del campo è formato da una sola persona, un ragazzo che in questo periodo di bassa stagione vive quasi sempre da solo in mezzo alla foresta.

Fa molto caldo

uno stranissimo insetto. E' un emittero Dysodius. E' praticamente bidimensionale, lo spessore è trascurabile. Potrebbe essere un personaggio molto importante nel romanzo Flatlandia di Abbott.

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qui visto da sotto

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Dopo esserci sistemati andiamo a fare un giro notturno nella foresta.

 

Ci sono molti di questi ragni spinosi. Forse è una Micrathena

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bellissimi coleotteri, credo che sia un crisomelide

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un piccolo pseudoscorpione ha chiesto un passaggio a un dittero. Mi ricorda di tanti anni fa, quando i passeggeri si attaccavano ai tram sovraffollati, che non avevano le porte ma una specie di terrazzino posteriore (da cui il detto... attaccati al tram).

Oggi i tram e gli autobus sono ancora sovraffollati, ma hanno le porte che si chiudono e quindi è difficile attaccarsi

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una cicala

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una bella tarantola

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farfalla variopinta

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una spendida ranocchietta

Dendropsophus leucophyllatus

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cavalletta foglia (dovrebbe essere una Xyleus o forse Colpolopha)

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cavalletta normale ma con testa appuntita (Neoconocephalus)

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uno scarabeo con un passeggero sul naso. Lo scarabeo è un Dichotomius batesi, mentre sul naso c'è un acaro macrochelide che si fa portare a spasso. Il nome "batesi" è in onore di Henry William Bates, l'entomologo inglese che scoprì il Mimetismo Batesiano dopo aver soggiornato per anni in Amazzonia, insieme a Alfred R. Wallace. Poi Wallace partì da solo e perse tutto il materiale per un incendio a bordo della barca su cui viaggiava. Bates invece rimase ancora e scrisse The Naturalist on the River Amazons, un libro interessantissimo e piacevole. La sfortuna maggiore di Wallace è però quella di aver pensato all'evoluzione per selezione naturale più o meno contemporaneamente a Darwin, ma non è passato alla storia. Questo fatto mi fa pensare a una celebre vignetta sull'evoluzione del grande Gonick, che vale sempre la pena di rivedere (clicca qui per vederla)

 

 

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Al mattino presto attraversiamo in barca il fiume e imbocchiamo un sentiero che ci porterà alla Cocha Salvador (cocha significa acqua, laguna)

Qui nella foresta primaria di pianura si incontrano alberi straordinari

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le radici a vela di quest'albero sono bellissime e gigantesche

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quest'albero invece sta sui trampoli

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Camminando verso la laguna incontriamo le scimmie ragno (maquisapa, Ateles paniscus). Questa appena ci vede cerca di farci la pipì in testa, poi si esibisce in acrobazie attaccandosi con la coda alla coda (o alla zampa?) della sua amica.

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questa scimmietta invece è più riservata, è un machin blanco (Cebus albifrons)

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Lucio Cirillo pagaia sull'imbarcazione con cui giriamo per la laguna.

E' un tipo simpatico, sul sentiero vediamo la spoglia di una  cicala e lui commenta: " ha cantato tanto  che si è  seccata"

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La laguna è circondata da una bella foresta

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che si specchia sull'acqua con effetti suggestivi

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La lontra gigante di fiume o lobo de rio (Pteronura brasiliensis). Ognuna di queste lagune ospita una sola famiglia di lontre, che sono molto territoriali

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ha preso un bel pesce

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bei denti!

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questa si agita un po'

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di cormorani ce ne sono tantissimi

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questa è la Garza del lago, uno degli aironi più belli. (Agamia agami)

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molto difficile da fotografare perche sta quasi sempre nascosto nella vegetazione sulla riva..

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e non sta mai al sole per mettersi in posa!

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Un airone grigio, Garza Ceniza (Ardea cocoi)

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si gira per non far vedere il nasone che ha!

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che naso grande che hai!

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il cormorano stende al sole le ali per asciugarle dopo il bagno

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Anhinga anhinga, detto uccello serpente per la posizione del collo

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una coppia di pappagalli

 

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cormorani, cushuri per i locali (Phalacrocorax olivaceus)

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begli occhi color smeraldo

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Una Garza tamquita, Butorides striatus, fa la posta a un pesce

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il pesce gli deve essere scappato, visto che ora fa l'indifferente

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La garza blanca grande (Casmerodius albus) è un bell'airone, molto simile al nostro airone bianco maggiore

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questa si chiama puma garza colorada (Tigrisoma lineatum)

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l'airone bianco si specchia nella laguna

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Scena di cattura: un cormorano schizza fuori dall'acqua con la sua preda

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se la assesta nel becco

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e poi un bel boccone

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una farfalla si posa sulla corda

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Rientriamo con una lunga camminata nella foresta. Fa molto caldo e l'umidità si fa sentire, ma incontriamo una quantità di animaletti interessanti, come questo bell'emittero

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un coleottero affusolato

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un altro emittero con antenne e zampe lunghe e sottili. Potrebbe essere un reduvide del genere Heza, emittero predatore. Suo cugino è il Rhodnius, che succhia il sangue agli uomini e trasmette il morbo di Chagas, una parassitosi da Leishmania, da cui forse era affetto Darwin (si sarebbe infettato durante il viaggio del Beagle in Sud America) e che era forse causa della sua salute malandata. Nel diario del viaggio Darwin racconta allegramente che quando pernottava nelle capanne della pampa veniva punzecchiato dai cimicioni.

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una bella farfalla che si posa sullo zaino di Paola

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un coleottero coloratissimo psichedelico

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una cavalletta aereoplano del genere Paramastax

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una mantide lichene

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un bel ranocchio

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ragni variopinti e puntuti

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o con spine accuminate

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e colori sgargianti

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un ficus strangolatore avviluppa un tronco

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un coleottero lampiride con grandi antenne

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uno scarabeo lucidissimo, un Canthon fulgidus

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un funghetto dall'aria di casa nostra

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altro bel coleottero lampiride

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una cavalletta Maculiparia

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e un'altra, questa è enorme, almeno 10 centimetri, dovrebbe essere Tropidacris

 

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dopo una lunga camminata arriviamo al fiume e la barca ci riporta al campo, dove trovo una pianta con grossi frutti

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uno scarabeo elegante, un Canthon luteicollis

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e un pipistrello con l'aria furbetta, naso puntuto e grandi orecchie con un ospite: ma te le lavi le orecchie?

Fa decisamente molto caldo, per rinfrescarmi lavo tre camicie a un lavandino all'aperto, dietro la cucina.

E' difficile dire come sia venuto il bucato, visto che l'acqua è quella del fiume, di un bel colore the carico.

Le camicie comunque non puzzano più di sudore

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Quando il caldo cala un po' ci dirigiamo di nuovo al fiume, per attraversarlo e tornare alla laguna Cocha Salvador, intanto incontro una cavalletta dalle appendici filiformi

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lungo il sentiero il solito brulicare di vita.

un coleottero Lycide, forse un Calopteron

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una cavalletta dai colori sgargianti

Acrididae Copiocerinae del genere Hippacris

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dalle forme curiose

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una farfalla

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alla cocha stavolta vediamo pochi uccelli, questa è una anhinga.

rimaniamo a galleggiare sulla laguna fino a buio

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poi ci dirigiamo verso il fiume per riprendere la barca per la traversata.

lungo il sentiero un coleottero che sembra tornito nel bronzo, è un Brentide, parente dei curculionidi

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una scolopendra (questa morde e fa male)

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un bellissimo coleottero cerambicide punteggiato

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un ragno con la sua cena

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un millepiedi

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uno scarafaggetto

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una cavalletta attaccata da un fungo che la ha uccisa

Mentre la maggior parte dei funghi si nutre di tessuti morti, i funghi del genere Cordycepis, cui questi probabilmente appartengono, parassitano organismi viventi, provocandone lentamente la morte.

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una delle varie lucciole locali. Questa è un elateride e ha due lampadine sopra

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e una sotto, in mezzo alle zampe posteriori

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una bella cavalletta vista di profilo

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e dall'alto

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un ragno Eriophora ravilla

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o meglio una ragna, dato il vistoso epigino

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mentro sto a guardarla e fotografarla una cavalletta cade nella rete.

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pronta con i cheliceri per dare il morso mortale

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e poi a ciucciarselo

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questa la chiamano cucaracha de monte, è un grosso scarafaggio senza ali. questo è tutto sporco di sabbia

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altra cavalletta.

Mentre camminiamo verso il fiume, Cirillo, che si è accorto del mio interesse per gli insetti e i piccoli animali della selva, e ha un occhio prodigioso per trovarli nel buio (come anche William),  continuamente mi chiama "amigo!" e mi mostra o mi consegna con aria complice bacherozzi.

 

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E per finire un serpentello, qui lo chiamano occhi di gatto (per motivi ovvii, visti gli occhioni ) Dipsas catesbyi. Non è velenoso e si ciba di lumache (per questo lo chiamano anche caracolero).... è dura avere un cibo che scappa sempre velocissimo! Altrove col nome di occhi di gatto si indica un altro serpente.

Il rientro al campo è avventuroso. Arrivati alla barca troviamo che il livello del fiume è un po' calato e quindi la barca si è arenata nel fango. Cirillo, scalzo nell'acqua per smuovere la barca, viene punto, probabilmente da una razza, che gli fa un male cane, ma per fortuna dura poco. Il buio è assolutamente totale e non so come riescano ad approdare esattamente di fronte al campo, senza usare lampade. Io non vedevo neanche la riva! Poi accendiamo le lampade per divertirci a vedere gli occhi dei caimani che brillano come lampadine rosse.